Agosto 20, 2021

Dalle prime scalate alle gare dei Campionati mondiali di un atleta che rincorre ancora sempre la sua più grande passione

cd490e94-c2e9-4352-802d-c916fc40fb8a-1024x576 Dalle prime scalate alle gare dei Campionati mondiali di un atleta che rincorre ancora sempre la sua più grande passione

Andrea ci racconta il suo approccio con l’arrampicata e i successi che con il tempo è riuscito ad ottenere. Il suo obiettivo oggi sicuramente è quello che di puntare sulle nuove generazioni, affinché questo sport prenda sempre più piede, soprattutto in Valle d’Aosta, dove sembra che questa pratica sia un po’ sottovalutata.

“Ho iniziato ad arrampicare molto giovane, all’età di 13 anni, con un forte scalatore dell’epoca, Corrado Framarin, famoso per essere lo scalatore più pesante di tutti: pesava 87 kg senza un filo di grasso tipo culturista e con lui ho girato parecchio tra Francia e Italia .

Gli anni migliori sono stati gli anni ‘80 e ‘90; in particolar modo nel 1986, a 22 anni quando, rientrando da una fase del corso guide alpine, vidi una parete adatta a organizzare una gara di arrampicata e così, con l’aiuto del mio amico Luca Ferraris, organizzammo una delle prime gare di arrampicata su roccia in Val di Rhemes. Dall’anno successivo è diventato un evento fisso la gara in Valgrisenche, alla Parete delle Gare, che si è svolta consecutivamente per una decina di anni.

Nel 1987 ho partecipato alla prima gara di arrampicata a Bardonecchia, la cosiddetta “Spotroccia”, una gara internazionale dove sono arrivato 14º e, visto il risultato soddisfacente ho cominciato a partecipare al Circuito delle gare internazionali di Coppa del Mondo con la Federazione Italiana di Arrampicata. Le migliori sono state sicuramente in Inghilterra, a Leeds, dove sono arrivato 14º. L’anno successivo ho partecipato anche al Rockmaster di Arco dove sono arrivato anche lì 14º, il Primo tra gli italiani.

In quegli anni la Federazione italiana non trovava tracciatori con livello adeguato per tracciare le gare di Coppa Italia, fu così che io mi prestai a tracciare, per alcuni anni, gli itinerari delle gare in tutta Italia. Mi sembra che l’ultima gara che tracciai fu quella organizzata da Maurizio Marsigli, una gara su roccia alla pietra di Bismantova, in Emilia Romagna, vinta da Alberto Gnerro.

Sicuramente, vivendo in Valle D’Aosta, il mio rapporto con la scalata resta sempre legato all’attività outdoor, vista la carenza di strutture artificiali e che comunque non mi affascinano tanto quanto trascorrere delle ore all’aperto su una falesia.

Le vie più difficili che ho provato le ho fatte sicuramente in Valle d’Aosta, negli anni dall’86 al ‘90: tra queste ci sono Jerico 8B e Vampirella 8A, a Leverogne (Arvier), e Puissance Assorbée diretta 8B, in Valgrisenche, e parecchie altre di profilo otto.

Considerando le falesie, quelle più interessanti che ho provato si trovano in Francia, dove in quegli anni, nell’‘87 precisamente, ho fatto qualche tiro un po’ più significativo di grado 8a, tra cui “Homme Programme” al secondo tentativo, che per l’epoca era già tanta roba!

Da ricordare sicuramente anche il “Verdon Sulemant Cornichon” 8a, a vista (toprope), via conosciuta per il famoso screzio, fatta con il mio compagno di cordata che non voleva assolutamente calarsi in parete.

Nel ‘91, a seguito di una lite per liberare un tiro di 8a avvenuta su di una via al Tetto di Sarre, da me chiodata, ho deciso che non aveva senso discutere per un pezzo di roccia così ho totalmente smesso di arrampicare dedicandomi all’attività della mia Ditta che nasceva in quegli anni, occupandomi di lavori in parete e di posa paramassi.

In quegli anni in Valle d’Aosta c’erano pochissime vie da scalare, e soprattutto pochi gradi di una certa difficoltà, infatti mi sono sempre attivato per cercare di costruire, di creare un piccolo mondo che nella mia Valle non c’era, a differenza di quello che vedevo con piacere quando mi spostavo in Francia.

Negli anni ho sempre cercato di organizzare piccoli eventi o garette di arrampicata per provare a fare crescere i giovani con la stessa passione, e portare all’attenzione delle varie amministrazioni comunali e regionali la nostra realtà di arrampicata, che ritengo sia sempre sottovalutata.

Adesso, appena riesco, scalo con mio figlio Gilles, che è riuscito a tirarmi fuori una bella carica di motivazione e così, con lui, mi dedico alla chiodatura e alla valorizzazione delle falesie in Valle D’Aosta e come prima, organizzo gare possibilmente il tutto outdoor plastic free.”

Andrea Plat

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