L’Intervista di Andrea Plat su “La Rivista della Montagna” Ed. Marzo 1991

1991

24 anni, giovanissimo, ma già da tempo uomo di punta dell’arrampicata valdostana, Andrea Plat è stato uno degli artefici del “New Deal” delle rocce della Vallée. Con lui ripercorriamo gli “anni ruggenti” dell’evoluzione sportiva all’ombra del Monte Bianco. 

Andrea, quando ha avuto inizio l’arrampicata sportiva in Valle d’Aosta? Si mormora che sia nata per merito tuo….

E’ stato grazie a Corrado Framarin che ho iniziato ad arrampicare. E’ lui che mi ha iniziato all’arrampicata, quando io avevo circa 14 anni mi portava in giro a provare pareti. Allora i climber avevano a disposizione solo le placche di Arnad. Ernesto Lomasti, che sicuramente aveva lasciato il segno nell’ambiente degli arrampicatori valdostani, era morto tre anni prima.

Insomma, in quegli anni il clima non doveva essere dei più ottimistici…

E’ vero, ma sulle rocce della Vallée, proprio in quel periodo, qualcuno cominciava a fare cose particolari, diverse e più difficili del solito: parlo di Guido Azalea e soprattutto di Corrado Framarin. Poco tempo dopo, Andrea Gallo chiodava e saliva vie come Transea, 7a, che hanno rappresentato un po’ l’impulso alla ricerca delle difficoltà.

E Luca Ferraris, l’altro pioniere dell’arrampicata sportiva in Valle?

Luca arrampicava a Courmayeur, io ad Aosta. Ci siamo conosciuti alcuni anni più tardi, dopo il suo incidente al Capucin. Intorno all’82, per quanto ne so, lui aveva già percorso vie di 7a, credo sulla parete di Entrelevie.

Nell’ambiente delle Guide Alpine c’era già qualcuno in grado di muoversi su quelle stesse difficoltà?

Penso di no. Un paio di anni dopo, comunque, è arrivato Framarin e poi, successivamente, molti altri. Oggi la situazione è diversa: in pratica quasi tutti i più bravi hanno conseguito il brevetto di guida alpina.

Continuiamo la nostra storia.

Certo. In alta Valle, per assistere a dei veri cambiamenti, abbiamo dovuto attendere il 1984. Ricordo che allora Hans Marguerettaz attrezzata Missione Speciale, 7b, mentre alcuni biellesi- Nello Longo e Pierre Zanone- chiodavano e salivano tiri difficili ad Arnad: Dimensione Magica, 7a, e Mister Magoo, In quel periodo (sembra di parlare di un secolo fa anche se sono passati solo sei anni), i loro obiettivi ci sembravano per lo meno strani. Noi si arrampicava tranquilli, loro cercavano già il grado più alto, le vie dure.

E il confronto con gli altri che risultati ha prodotto su di voi?

Col tempo abbiamo capito che quella era una strada molto stimolante, e così sono arrivate le nostre prime creazioni: Coca Cola Kid, 7c+, Hanpy Danphy, 7c+. Però il primo 8a lo ha formato Stefano Finocchi con Vampirella. Nell’88 è stata la volta di Jerico, 8a+, mentre ultimamente alcuni nuovi settori hanno visto l’apertura di vie intorno all’8b.

Come vede il suo futuro Andrea Plat?

Be’, prima di tutto vorrei terminare i “corsi guida” e affrontare correttamente la professione. E poi mi piacerebbe continuare ad arrampicare. Insomma, non ho nessuna intenzione di tralasciare l’arrampicata sportiva, che resta una delle mie motivazioni principali di vita.

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